In scena fino al 2 dicembre al Teatro Piccolo Eliseo di Roma.
“Il giorno del mio compleanno” è una pièce dal ritmo serrato ed incalzante, retta da una grottesca comicità che gradualmente conduce al dramma. Prendendo in prestito un registro comico-grottesco dal cinema americano anni ’90, quello con il quale i protagonisti della pièce sono cresciuti, Silvio Peroni regala risate dal retrogusto amaro per condurre il pubblico attraverso un finto giallo ad un autentico dramma: l’incapacità di essere sé stessi. È una regia forte, decisa, presente anche se fatica a trovare una sintesi tra la prima e la seconda parte della pièce.
Laura Timpanaro (http://www.saltinaria.it/)
Un applauso, lungo quanto quello avuto in teatro, se lo meritano davvero i giovani protagonisti dell’opera diretta da Silvio Peroni: Giovanni Arezzo, Antonio Bandiera, Laurence Mazzoni, Federico Gariglio, Luca Terracciano e Grazia Capraro non solo hanno dato prova di aver compreso e fatto proprio il testo di Luke Norris, ma sono anche riusciti a calarsi completamente nei panni dei personaggi con cui, immaginiamo, abbiano trovato significativi punti di contatto visto il modo efficace con cui ne hanno riproposto la personalità.
I dialoghi naturali, senza fronzoli, fatti di un gergo tipico della gioventù che l’autore intende rappresentare, riflettono lo spaccato di vita quotidiana in cui si muove il gruppo di amici, persone comuni fatte di un’ordinarietà piena di insicurezze e timori, ma che sono pronte a compiere passi importanti nella vita. Particolarmente efficace la scenografia, essenziale ma significativa, che tende al minimalismo per coadiuvare i cambi di scena dal ritmo quasi cinematografico, così come significative sono le scritte luminose che scandiscono il tempo che passa e che torna indietro rispetto all’azione diegetica. Il racconto inizia con quella che dovrebbe essere la fine della storia, ovvero il funerale, per poi ripercorre all’indietro le ultime ore di vita in cui Frankie stava mettendo in discussione tutto quello che era stato fino ad allora, perché nel giorno del proprio compleanno tutti tendono a tirare le somme di quello che è stato e fantasticano su ciò che verrà in futuro.
Diana Della Mura (www.laplatea.it)
Il giorno del mio compleanno, traduzione non letterale di So Here We Are, opera prima di Luke Norris. Una costruzione drammaturgica sorprendente, soprattutto nella prima parte, grazie ad un testo che fa dei dialoghi tra i quattro ragazzi della storia, alle prese con le proprie emozioni dopo il funerale di un loro caro amico e compagno della squadra di calcio a 5, un intreccio apparentemente senza senso ma talmente ritmato da divenire musicale. Una musica in cui gli snodi della storia drammatica vengono alla luce più per intuizione che per quel che si ascolta tanto che, paradossalmente, lo spettacolo ha una sua precisa connotazione, significato e comprensibilità già al termine della prima parte, con il lancio dei palloncini in onore dell’amico scomparso in un incidente d’auto.
Paolo Leone (www.corrieredellospettacolo.net)
Silvio Peroni porta in scena la viva realtà di quattro venticinquenni alle prese con quel cambiamento che li porterà a essere adulti; per farlo utilizza un linguaggio osceno come la morte stessa, permeato di quella ironia amara che spesso e volentieri para i colpi, ci salva. I dialoghi dei quattro amici ci colpiscono e rimbalzano addosso come palline da ping pong, si gioca in modo fitto, si resiste fino al fischio di consapevolezza che li riporta ogni volta con i piedi a terra, gli occhi verso il mare e la mente alla morte di Frankie. E poi di nuovo si ricomincia, si rimbalza, si ride e ping pong ping pong. Ma Frankie è morto e si fa un passo indietro, un flashback di quel giorno, il suo compleanno. Idee, parole e supposizioni si confondono e si fondono, chiarendosi solo quando oramai è troppo tardi per poter avere l’ultima parola.
Giovanni Arezzo e Laurence Mazzoni danno una grande prova sinergica in questa partita, dove è chiarissima l’impronta di Silvio Peroni che scandisce egregiamente – come sempre – i tempi e le mosse di tutti i personaggi. Niente è quello che ora li aspetta: uno stato di immobilità infinito da cui dovranno col tempo scardinarsi per trovare nuovi appigli, nuove strade e nuove vite.
Marianna Zito (www.modulazionitemporali.it)