Ci vediamo all’alba di Zinnie Harris per la regia di Silvio Peroni prosegue la tournée teatrale dopo il debutto romano al Teatro Tor Bella Monaca e al Gran Teatro Zeta dell’Aquila.
- 20 e 21 Novembre ore 20:45 Teatro Florian di Pescara
- dal 22 al 23 Novembre ore 20:00 – 24 Novembre ore 17:00 Teatro di Villa Torlonia di Roma
- 26 Novembre ore 21 Teatro Perugini di Apecchio
- 27 Novembre ore 21 Teatro Virginian di Arezzo
- 28 Novembre ore 21 Teatro Laffranchi di Carpenedolo
- 29 Novembre ore 21 Teatro Garage di Genova
- 30 Novembre ore 21 Teatro Filodrammatici di Milano
- 7/9/11 Gennaio 2020 ore 19.30 – 8/10 Gennaio ore 20.45 – 12 Gennaio ore 15.30 Teatro Gobetti di Torino
Di seguito un estratto dell’intervista di Silvio Peroni al ilMessaggero.it:
Il tuo metodo di lavoro con gli attori?
«È un lavoro lungo e complesso. Spesso vedendo i miei spettacoli si ha l’impressione che siano recitati in modo semplice e che dietro a questa recitazione non ci sia un lavoro, ma per ottenere quella semplicità c’è un lunghissimo lavoro che inizia, con delle regole quasi dispotiche fin dalla prima lettura di un testo. Viviamo in una società della forma e del consumo e la stessa forma e consumo hanno ormai invaso anche gli ambienti artistici. Il mio lavoro con l’attore cerca di eliminare qualsiasi aspetto formale per arrivare alla crudezza dell’oralità quotidiana con la convenzione del luogo teatrale. Le cose da tenere in considerazione per un attore sono tante e lavoriamo stratificando ogni singolo elemento che condiziona l’essere umano: la relazione con l’altra persona, il luogo, il tempo, la biografia, le circostanze, le immagini mentali, la logica, il conflitto, l’azione, la visione del futuro, il tema dell’opera, l’atmosfera e così via; si lavora sul testo cercando e dividendo ogni elemento e durante ogni prova si focalizza un elemento fino a quando lo si acquisisce in modo quasi meccanico nella propria memoria procedurale, per poi dimenticare il lavoro delle prove durante le repliche e lasciare agire il proprio corpo in modo autonomo. Chiedo scusa se mi sono addentrato troppo in tecnicismi ma serviva per fare capire che alle spalle, di qualcosa alla vista semplice e facile, c’è molta complessità e studio».
Per l’intervista completa leggere qui:
https://www.ilmessaggero.it/abruzzo/teatro_pescata_l_aquila-4845626.html