Il laboratorio organizzato da KHORA.teatro, della durata di nove giorni per sette ore al giorno, è rivolto ad attrici e attori di età massima di 35 anni e avrà luogo a Roma dal 21 al 29 settembre 2020.
La partecipazione al laboratorio avrà un costo di 180€.
La domanda di partecipazione – corredata di curriculum, foto, dati anagrafici, recapiti telefonici, di posta elettronica – dovrà pervenire, entro e non oltre il 4 settembre 2020, via mail al seguente recapito: khorasrl@gmail.com
Sulla scorta delle informazioni inviate, il regista potrebbe effettuare una prima selezione di attrici/attori che saranno invitati a partecipare ad un incontro conoscitivo preliminare. Al termine di questo eventuale incontro verrà scelto il gruppo definitivo di minimo 10 fino ad un massimo di 18 attrici/attori per il laboratorio.
Gli attori riceveranno conferma della loro partecipazione entro il 10 settembre 2020.
DESCRIZIONE SINTETICA DEL LABORATORIO
Le commedie sono spesso sottovalutate o sarebbe meglio dire offuscate dalle tragedie Shakespeariane, ma non si limitano al semplice divertimento – certo c’è anche quello – sono delle scatole cinesi che nascondono chiavi di lettura dell’umano molto profonde. Non solo smascherano le debolezze umane, ma hanno elementi spirituali che aiutano i personaggi che ne fanno parte a migliorarsi. Sono proprio i personaggi e le loro azioni gli elementi chiave di queste scatole tematiche. I personaggi delle commedie fanno parte di una comunità, non sono mai sparring partner di un protagonista e delle sue vicende, mantengono una loro identità distinta e con essa un percorso che si svela e snoda attraverso le linee della commedia.
Il laboratorio vuole affrontare il lavoro attorale e di avvicinamento al personaggio attraverso un procedimento schematico e stratificato, mira a dare degli strumenti semplici e precisi per potersi relazionare con la complessità di un testo teatrale senza esserne sopraffatti o confusi. Le scelte interpretative non possono essere casuali, devono per forza di cose essere determinate dal testo ma per fare questo bisogna sapere scindere uno alla volta tutti gli strati (o livelli) che condizionano il personaggio e di conseguenza l’interpretazione.
Il copione per un attore è una fonte inesauribile di stimoli alla sua creatività, è il punto di partenza del suo lavoro, è il primo nutrimento per sviluppare la propria creatività, è il materiale principale per plasmare la vita del personaggio che dovrà costruire.
I personaggi di Shakespeare vivono di parole, come succede sia a Jago che ad Amleto il silenzio arriva solo insieme alla morte. La parola di Shakespeare è lo strumento principale per dare una concretezza alla recitazione. Sapere ricavare dal copione le informazioni necessarie al proprio lavoro è il primo compito dell’attore. Il copione evita la divagazione dell’attore, pericolo che è sempre dietro l’angolo, evita la confusione e la superficialità. Non sempre però si hanno gli strumenti per affrontare la comprensione di un testo, sto parlando di strumenti di analisi tecnico-pratica che serviranno poi all’azione scenica, non strumenti di critica analitica di un testo. Il laboratorio ha come intento quello di fornire all’attore un procedimento di studio e di scomposizione del testo per trasformare la parola scritta in azione orale e fisica.
Il laboratorio parte dal testo ma è attraverso l’osservazione della realtà e dei suoi meccanismi vitali che vuole dare all’attore nuovi o ulteriori strumenti d’approccio al personaggio.
Attraverso un percorso di scoperta e comprensione si lavorerà stratificando uno alla volta i livelli interpretativi; ogni essere umano e di conseguenza ogni personaggio è una macchina perfetta ma contemporaneamente molto complessa. Quello che vediamo di un personaggio il suo modo di agire e di comportarsi, vale a dire il risultato finale, è dettato dalla coesistenza simultanea di vari strati o livelli.
Spesso l’attore si trova a dovere affrontare in modo disordinato la sua interpretazione, lasciandosi sfuggire gli elementi più semplici e bloccandosi di fronte a degli ostacoli mentali. L’obbiettivo è riuscire a dividere uno alla volta tutti gli strati (o livelli) che condizionano l’interpretazione, affrontarli singolarmente fino a quando non siano stati completamente assimilati nella memoria procedurale dell’attore.
SILVIO PERONI
Silvio Peroni, regista teatrale e direttore artistico di Festival e rassegne culturali. Esordisce come regista a 22 anni. Negli anni realizza la regia di spettacoli e di letture poetiche debuttando in numerosi festival e curando l’allestimento di spettacoli nella maggiori piazze nazionali. Ha concentrato e specializzato il suo lavoro sulla drammaturgia contemporanea realizzando spettacoli di autori come Will Eno, Nick Payne, Mike Bartlett, Lucy Prebble, Annie Baker, Neil La Bute, Harold Pinter; creando una perfetta sinergia fra il lavoro con gli attori e i testi rappresentati. Collabora con produzioni pubbliche e private fra le quali il Teatro Stabile di Torino, il Teatro Stabile d’Abruzzo, Khora.teatro e Compagnia Mauri Sturno. Parallelamente al lavoro di regista ha da anni sviluppato e approfondito il suo interesse per la pedagogia teatrale, interesse che lo ha portato a condurre vari seminari in festival, scuole e accademie teatrali nazionali come la Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino e la Civica Scuola Di Teatro Paolo Grassi.