Amleto, oggi.
“Ho udito che delle persone colpevoli, assistendo ad una rappresentazione, a causa dello stesso artificio messo in scena, furono così turbate fin dal profondo dell’anima da confessare pubblicamente e senza indugio i loro crimini. La rappresentazione del dramma sarà la cosa con cui coglierò in trappola la coscienza del re”
(W.Shakespeare, Amleto, II,2).
Mettere in scena Amleto è un tentativo di raccontare con parole potenti come sono quelle di Shakespeare qualcosa che ci riguarda e che riguarda il nostro tempo.
Attraverso Amleto vogliamo parlare di noi e di oggi con la pretesa di tornare al compito fondamentale del teatro classico e dell’arte: essere specchio del mondo in cui vive e interrogarlo sulle sue questioni essenziali, prendere una distanza proprio per riflettere.
E proprio la rappresentazione teatrale vista come un momento di riflessione collettiva, finisce per lasciarci impietriti a riflettere su quello che è stato e che vorremmo che non fosse più, impotenti del resto come Amleto.
Contro il malcostume del nostro tempo il principe di Danimarca ci mostra il suo lato più debole, aggirare la realtà, rifugiarsi nella sua fragilità, ma consegna allo spettatore una chiave che deve aprire porte rispetto alle quali lo stesso Amleto rimane nascosto.
Forza e debolezza, impulsività e calcolo, sensibilità e riflessione: tutto é estremo in lui, che con il suo idealismo si pone sulla scena a testimoniare, assieme a un dramma personale, i conflitti e le aspirazioni di ogni giovane contemporaneo che abbia una concezione dell’esistenza e intanto debba sperimentarne la corruttibilità.
La tragedia classica riscopre la sua forza e la sua attualità, sottolineando il tema dell’atavico conflitto tra “padri” usurpatori e figli: i primi che non accettano il cambiamento e impongono ai giovani una società ormai superata, e le nuove generazioni, che tentano di non farsi sopraffare da aspettative esagerate e ambizioni irraggiungibili.
Amleto è un giovane che lotta, con armi impari e proprio con le armi del teatro contro il potere; un potere che nasconde dietro cerimoniali impeccabili, dietro un’apparenza accattivante, tutta la sua brutalità e le sue raffinate forme di controllo, da un’educazione repressiva a un sistema di sorveglianza senza smagliature.
Siamo quindi interessati alla dimensione “politica”e metaforica del testo e dal tentativo di recuperarla in tutta la sua attualità, senza facili attualizzazioni.
Ben consapevoli che la natura del teatro è comunque poco rassicurante e nasconde trappole.
Lo sapeva bene proprio Amleto, che sceglie il teatro per “prendere in trappola la coscienza del re”.
L’occasione per la messa in scena dell’ ”Amleto” è stata il 60° anniversario del festival teatrale shakespeariano al Teatro romano di Verona (debutto: 1 luglio 2008).
Oltre all’interprete principale, Alessandro Preziosi, Khora.teatro ha ritenuto opportuno contattare Armando Pugliese per la regia, Franco Branciaroli per il ruolo di Claudio e Silvio Orlando per il ruolo di Polonio, per costituire così un cast artistico e d’attori di comprovata esperienza e stimata fama.