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Due donne (Robyn e Hellen) su una spiaggia lontana dopo un violento incidente in barca. Stordite dalla loro esperienza, cercano un percorso verso casa. Ma scopriranno che questa terra sconosciuta non è ciò che sembra e che, sebbene possano stare insieme, non sono mai state più distanti. Sembrano essere, una coppia felice contente d’essere sopravvissute; ma dove sono? e perché non possono tornare a casa? perché Robyn è ossessionata dalle immagini di un’altra versione più terribile della realtà? Tutto ciò è misterioso; anche se forse non del tutto per coloro che hanno vissuto nella loro vita dolori e feroci fantasie. In questa sinfonia di circa 85 minuti fra perdita, desiderio e commedia, la Harris crea un testo dove mette in gioco le cose che gli uomini temono di più: si immerge nella paura, nella desolazione e nell’amore intenso e quotidiano. Incredibilmente onesto e teneramente lirico, “Ci vediamo all’alba” è una favola moderna che esplora il trionfo dell’amore, il mistero del dolore e la tentazione di perdersi in un futuro fantastico che non verrà mai. Corto, teso, bello, avvincente e quasi perfettamente modellato il testo è ispirato, in parte, alla leggenda di Orfeo ed Euridice e dell’antica ricerca del partner perduto. Eppure i suoi echi letterari sono più ampi e profondi: da “Mary Rose” di J. M. Barrie, a “A porte chiuse” di Sartre fino alla Dodicesima Notte. E quando Robyn chiederà “Che paese, amici, è questo?”, la risposta è che si tratta di un paesaggio emotivo creato dall’ autrice; in un classico del XXI secolo pieno di una sua poesia appassionata, del suo amore e della sua stessa disperazione.