In un ospedale, ai tempi del Covid. Un gruppo di medici, un primario, 2 dottori, una dottoressa e un’infermiera. Durante una notte di turno organizzano una piccola festa a base di vino e grappa in cui tra incroci sentimentali e relazioni sottese si affrontano i temi di vita, morte e amore sullo sfondo di un presunto tentato suicidio.
In uno spazio non convenzionale in cui il pubblico è in mezzo agli attori o appena a un passo da loro ed il limes della quarta parete da oltrepassare è immaginario e delimitato di volta in volta dall’improvvisazione, il mito greco di Eros e Thanatos è contestualizzato in una realtà ospedaliera dei tempi moderni. Eros, suadente, seduttivo, insidioso anima la festa, si insinua in balli sensuali, provoca spogliarelli poi solo immaginari, sospira afflati d’amore al chiaro di luna. Thanatos, silente e mistificatore interrompe il clima allegro e festaiolo precipitando tutti in uno stato di riflessione e di fraintendimenti.